Gruppi

Auto-mutuo-aiuto sul trauma: perché?

Gli eventi traumatici -nelle diverse forme in cui questi si presentano alla nostra vita- lasciano un’eredità nella mente e nel corpo di chi li vive.

Ne Il Signore degli anelli Tolkien scrive, a proposito del trauma vissuto da Frodo durante il suo viaggio:

“Finalmente il viso degli hobbit era rivolto verso casa. Erano impazienti di riveder la Contea; ma sulle prime cavalcarono solo lentamente, perché Frodo aveva dato segni di disagio. Giunti al Guado del Bruinen si era fermato, e sembrava restio ad avventurarsi in mezzo al fiume; e si accorsero che per un po’ i suoi occhi non vedevano né loro né le cose che lo circondavano. Era rimasto in silenzio tutta la giornata. Era il sei di ottobre.

“Soffri, Frodo?” disse Gandalf dolcemente mentre gli cavalcava a fianco.

“Be’, sì,” disse Frodo. “È la spalla. La ferita mi fa male, e il ricordo della tenebra pesa su di me. Oggi fa un anno.”

“Ahimè! ci sono ferite che non guariscono mai del tutto,” disse Gandalf.

“Temo che sia il mio caso,” disse Frodo. “Non c’è vero ritorno. Anche se rientro nella Contea, non mi sembrerà la stessa; perché io non sono più lo stesso. Sono ferito da pugnale, da aculeo e da dente, e da un lungo fardello. Dove troverò riposo?”

Gandalf non rispose.”

Non c’è un vero ritorno alla forma originaria, quella pre-traumatica: questo vuole farci intendere Tolkien -che scrive di sè stesso pensando alla prima guerra mondiale, a cui era sopravvissuto. 
Il trauma ricade sul corpo e altera la forma del nostro tempo, creando un prima e un dopo, deforma inoltre la nostra coscienza increspandola, altre volte bucandola, altre volte ancora frammentandola.

Credo che un gruppo di auto-mutuo-aiuto possa permettere a persone “sopravvissute” di sperimentare un senso di appartenenza e, attraverso un reciproco confronto, di imparare delle modalità di fronteggiamento nuove dei sintomi post traumatici. Cosa vuol dire fronteggiare il ricordo del trauma (o dei traumi)? Come ridare coerenza alla narrazione della propria vita?

Negli ultimi anni ho approfondito estesamente il tema del trauma e dei sintomi dissociativi: per chi fosse interessat* lascio qui un serpente di articoli che sviluppa molteplici declinazioni della questione.
Ho inoltre scritto due libri a riguardo, PTSD: che fare? e Le conseguenze del trauma psicologico

Sarò lieto di creare, con chi vorrà, un contenitore per progettare -insieme- una via di fuga dallo stress post-traumatico.

R. Avico